Questi sono gli operatori del Centro Zerbato, le persone che ogni giorno si occupano dei nostri ospiti. Potete contattarli direttamente cliccando sui link.
Coordinare, negoziare, programmare, sviluppare, monitorare, gestire, risolvere sono tutte cose che ci si aspetta da chi ricopre un ruolo come il mio.
E per fare ciò è ovvio che occorre conoscere in maniera profonda e dettagliata la struttura dove si lavora, la mission, i piani di lavoro, i programmi, i progetti, il setting e le risorse a disposizione.
Ma soprattutto si devono conoscere… le persone! Già perché tutto questo ha a che fare con le persone: professionisti, parenti e residenti.
Le figure socio sanitarie che ho il compito di gestire sono infatti prima di tutto persone. Lavoratori con i loro percorsi professionali, con le loro aspettative, caratteristiche e perché no, difficoltà.
Per parenti intendo i famigliari dei nostri residenti, che a volte portano l’abito di clienti e a volte di mariti e mogli, spesso di figli, ognuno con le proprie attese, giustificate dal volere il meglio per i propri cari, ed il proprio bagaglio di rapporti famigliari intrisi di storie e avvenimenti intimi e personali.
I residenti sono il reale motivo per cui ha senso il nostro immaginare, pensare, fare, verificare.
Ecco allora la bellezza del mio lavoro: le vite delle persone! Spesso mi ritrovo a pensare, al di là degli sforzi e dei risultati che riusciamo più o meno ad ottenere con il nostro lavoro, quanto comunque la vita vissuta, quella vera, ci trascende, ci passa attraverso, dando senso alla sofferenza che ogni giorno tocchiamo, mettendo luce nelle zone buie delle nostre difficoltà, regalando bellezza a chi è assalito dal brutto che la quotidianità del destino purtroppo a volte ci riserva con malattie e solitudini.Mi piace pensare di “coordinare” prima di tutto le vite delle persone e di essere fortunato a farlo.
Questo compito merita applicazione, studio, passione al di là dei limiti personali. E cercare di superarmi in questo, cioè nel “mettere insieme” le vite per migliorarle vicendevolmente, credo sia l’obiettivo più vero del ruolo che mi è stato affidato.
COORDINATORE RSA e OSPEDALE di COMUNITA’
Il Coordinatore in Ospedale di comunità si occupa di gestire (collaborando con il medico) gli ingressi e le dimissioni, interfacciandosi direttamente con gli assistiti o con i reparti dei diversi ospedali, segue il percorso clinico e assistenziale di tutti gli assistiti grazie anche al briefing settimanale che vede coinvolte tutte le figure assistenziali (medico, operatore, infermiere, fisioterapista, logopedista, coordinatore, psicologa e assistente sociale) che permette all’equipe di assistere il paziente con una visione olistica.
Il coordinatore in Rsa si confronta con il medico e con l’assistente sociale che si occupa di gestire gli ingressi e le dimissioni, collabora alla stesura del Pai. Si interfaccia molto spesso con i famigliari degli assistiti per informarli sulla prosecuzione delle cure.
Se dovessi descrivere il ruolo del coordinatore con una sola parola direi condivisione, nonostante le competenze che nascono da ruoli diversi il coordinatore si preoccupa di amalgamarle assieme per creare un progetto assistenziale ad hoc per il paziente, adotta il confronto fra le figure come strategia vincente per permettere al gruppo di cooperare per il bene dell’assistito.
L’assistente sociale agisce professionalmente, attraverso il processo di aiuto, affinché ricerchi con la persona e/o con la famiglia i criteri, le regole e i percorsi che consentano di individuare, organizzare e sistematizzare il “come fare per” accedere al Centro Servizi. Il suo ruolo potrebbe essere immaginato come un ponte che collega l’esterno, inteso come società e comunità, con l’interno, inteso come persone, spazi e tempi dell’organizzazione del Centro Servizi; mantenendo solidi i rapporti con i servizi socio-assistenziali e sanitari del territorio. L’assistente sociale, con gli strumenti professionali propri, facilita l’accoglienza della persona, crea un patto di alleanza con la famiglia, cura e tutela i diritti dell’ospite e del suo sistema famiglia durante tutto il soggiorno della persona all’interno della struttura. Lavora con e per l’équipe multiprofessionale, si occupa, in specifico, di organizzare e di predisporre il Progetto Assistenziale Individualizzato iniziale e di verifica per ciascun ospite.
L’assistente sociale dell’R.S.A. si occupa di predisporre e delineare un progetto assistenziale, accompagnando l’ospite e la famiglia durante tutta la permanenza, affinché maturino una scelta assistenziale definitiva, che possa rispondere alle necessità, ai bisogni e ai desideri della persona. Attiva tutte le procedure necessarie per assicurare un buon rientro a domicilio, qualora possibile, o le pratiche necessarie per un trasferimento ad altra struttura socio-assistenziale e/o sanitaria del territorio.
L’assistente sociale dell’Ospedale di Comunità interviene professionalmente a seguito di segnalazione da parte dei sanitari, qualora emergessero delle problematiche di carattere sociale, affinché si attivi e condivida con l’équipe multiprofessionale procedure e strategie utili alla situazione
“Di tutte le cose esistenti alcune sono in nostro potere e altre non sono in nostro potere… Gli uomini sono disturbati, non dalle cose, ma dai principi e dalle nozioni che si formano riguardo alle cose.” (Epitteto).
A me piace la parole oltre. Oltre le cose, oltre le barriere, oltre le nozioni, oltre le paure, oltre le mani e i corpi, oltre la malattia.
Ogni persona ha il suo carattere, il suo temperamento, usi e costumi, esperienze fatte e influenze subite, il tutto più o meno snaturato dalla malattia.Come psicologa mi piace volgere lo sguardo alla persona come essere più o meno posseduto dalla malattia, sapiente, razionale, giocherellone, capace di costruire e distruggere, instabile, calcolatore, capace di partecipare o di isolarsi.
La psicologia mi permette di andare oltre. Di essere curiosa, per conoscere storie, condividerle, incontrare persone e accompagnarle per un breve o lungo periodo della loro vita ed essere creativa per conoscere ogni giorno “nuovi mondi”. La terapia è la persona.
Operatore Socio Sanitario – O.S.S.
La professione dell’operatore socio sanitario consiste nel prendersi cura delle persone che arrivano nel centro servizi. Al mattino siamo i primi a dare il buon giorno e per molti siamo lo specchio e il ponte con la realtà che sta al di fuori. Questo affascina e responsabilizza.
Credo sia un dono reciproco poter fare un tratto di vita condiviso sia pur con ruoli diversi.
Si arriva al centro perché si è nel bisogno e con forti limiti imposti dalla malattia o dall’età.
Anche noi nella vita sperimentiamo quotidianamente dei limiti, questo ci accomuna.Ecco perché il prendersi cura con dedizione e professionalità e con pari dignità si possono raggiungere obbiettivi anche riabilitativi importanti.
Essere educatore al Centro Assistenza Fermo Sisto Zerbato.
La passione nel prendersi cura dei Residenti che vivono la nostra casa, valorizzando la loro storia personale, il desiderio che siano loro con il loro bagaglio esperienziale a guidare la progettualità dei nostri interventi educativi così che la nostra professionalità e le nostre competenze si confrontino quotidianamente con il vissuto, i bisogni e le inclinazioni dei nostri Residenti con l’obiettivo di promuovere benessere e bellezza della persona diversificando e personalizzando l’offerta educativa e lavorando costantemente per l’eliminazione delle barriere che separano la quotidianità della nostra casa dal territorio nella quale è inserita aprendo così le porte ad associazioni, eventi e momenti di scambio reciproco.
Qui i progetti che realizziamo per e con i nostri residenti, per coinvolgerli e dare loro tutte le possibilità di recupero, dalle capacità manuali a quelle relazionali. Ogni residente è unico e viene seguito nelle sue specifiche necessità, anche caratteriali. Potete contattare direttamente i nostri educatori Rocco e Matteo.
Il fisioterapista costituisce un supporto nel processo di adeguamento, costante e progressivo, alle mutate necessità di movimento. Il recupero, il miglioramento, il mantenimento delle capacità motorie è imprescindibile dalla fondamentale domanda “come stai?”: il contatto manuale e verbale con l’ospite va oltre il rapporto operatore-paziente, si instaura una condivisione dello stato di salute che amplifica gli effetti benefici per entrambe le parti coinvolte.
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Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Il concetto di dignità, citato nel primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, assume un significato particolare nella vita dei Professionisti che si occupano di relazione d’aiuto; ci troviamo, infatti, ad affrontare quotidianamente la sfida di garantire la dignità della Persona in un contesto di malattia.
Io, come Logopedista, mi occupo principalmente di alimentazione e comunicazione che sono definite, assieme ad altri, come bisogni fondamentali dell’essere umano (Maslow 1954).
Ciò che mi motiva fortemente come essere umano e come professionista è la possibilità di accompagnare l’individuo “malato” nel suo personalissimo percorso di recupero degli strumenti necessari per soddisfare quei bisogni che lo definiscono persona.