FONTE: L’Arena di Verona / Vittorio Zambaldo
In uno studio notarile, oggi, Comune di Tregnago e Opera Pia Santa Teresa di Cogollo firmano l’atto di costituzione della Fondazione di diritto privato che gestirà il Centro assistenza Fermo Sisto Zerbato, la casa di riposo di Tregnago che ha circa 200 dipendenti e cura anche l’ospedale di comunità e la Residenza sanitaria assistita.
È la conclusione di un percorso travagliato, durato anni e che ha trovato la sua conclusione lunedì sera in Consiglio comunale dove la maggioranza ha approvato, con i voti contrari della minoranza, gli schemi dell’atto di trasformazione da Consorzio in Fondazione e lo statuto del nuovo ente.
In pratica l’attuale Consorzio, costituto con quote al 51 per cento del Comune e al 49 per cento dell’Opera Pia, cessa di esistere. Le proprietà immobiliari tornano nella disponibilità dei rispettivi intestatari (Comune e Opera Pia), il fondo di cassa di 3,6 milioni di euro rimane alla nuova Fondazione che avrà l’usufrutto per trent’anni degli immobili che prima erano del Consorzio.
È l’accordo trovato fra le parti per risolvere una situazione giuridicamente insostenibile dal momento in cui l’Opera Pia era diventata fondazione di diritto privato e per legge non poteva più restare consorziata con un ente pubblico come il Comune.
Il sindaco Simone Santellani ha esordito leggendo una lunga relazione di una quarantina di minuti dove ha ripercorso tutte le tappe dell’ultimo periodo, che ha visto la contrapposizione forte fra Comune e Opera Pia, almeno, fino al cambio di amministrazione dello scorso anno quando la promessa di risolvere in tempi brevi la questione fu uno degli argomenti della campagna elettorale della lista Santellani.
Il sindaco ha parlato di data storica «perché si risolve dopo 15 anni una questione che era anomala e che avrebbe rischiato di farci perdere il Centro assistenza Zerbato; si pongono le basi perché per il futuro possa essere forte, stabile e prospero; si dimostra con i risultati che il dialogo prevale sulla contrapposizione».
«Dal 2006 al 2014, cioè dalla trasformazione dell’Opera Pia in fondazione di diritto privato, alla delibera unilaterale della precedente amministrazione che imponeva la costituzione della nuova Fondazione per lo Zerbato, con la contestuale cessione dei beni dei due enti, sono passati otto anni di chiusura al confronto con accuse e contraccuse senza nessun risultato se non lo stallo e il rischio concreto di perdere tutto».
«L’obiettivo che ci siamo posti da subito appena diventati maggioranza», ha ribadito il sindaco, «è stato di proteggere la vita dell’ente e di salvaguardare il patrimonio degli enti associati. Se l’Opera Pia avesse ceduto l’intero suo patrimonio riferibile al Centro Zerbato e che ammonta al 45 per cento del totale delle sue proprietà, avrebbe compromesso seriamente la sua esistenza, come rilevava un parere regionale del 2014. Anche il Comune, cedendo la propria parte di patrimonio alla nuova Fondazione che è di diritto privato, si sarebbe esposto alla censura della Corte dei Conti».
« Con l’attuale nostra proposta invece», ha continuato, «ogni ente partecipante tiene le proprietà e cede solo l’usufrutto per un trentennio, salva l’ente e i posti di lavoro».
Esiste il rischio che l’Opera Pia venda la nuda proprietà dei beni? Si è chiesto il sindaco dando però una risposta a questa eventualità: «Non potrebbe farlo senza il consenso del Comune e comunque chi subentra dovrebbe rispettare l’usufrutto in atto».
Il sindaco ha difeso il risultato riconoscendo che è stato ottenuto con un processo pubblico e trasparente, dando vita a un ente che non dividerà gli utili ma li investirà per il bene degli ospiti, dei lavoratori e l’ampliamento della struttura: «Per trent’anni la Fondazione potrà lavorare serena», ha concluso.
Il sindaco ha ringraziato, infine, quelli che ha nominato come veri artefici del risultato finale di questa lunga questione: gli assessori regionali Luca Coletto e Manuela Lanzarin, la commissaria regionale Laura Foscolo, la direttrice precedente Adelaide Biondaro, che nonostante il suo trasferimento ad altro incarico ha continuato «per volontariato e per passione» a seguire l’iter della trasformazione fino alla sua conclusione; e ancora la nuova direttrice Silvia De Rizzo, l’avvocato Maurizio Sartori, il commercialista Roberto Cavaggioni, il segretario comunale Nicola Fraccarollo, i lavoratori dello Zerbato e i dipendenti comunali.